In un precedente “focus” sul bilancio, abbiamo fatto cenno che tale fondamentale documento viene accompagnato da relazioni esplicative: tra queste il rendiconto finanziario.
Esso consiste in un prospetto di natura contabile il cui scopo è quello di evidenziare i movimenti finanziari posti in essere dall’impresa nel periodo di tempo cui si riferisce il bilancio e sintetizza l’analisi delle variazioni intervenute tra le disponibilità iniziali e quelle finali, nonché le fonti da cui sono state ricavate le risorse finanziarie impiegate nell’attività e la destinazione di tali risorse, dando così immediata analisi consuntiva della dinamica finanziaria per il periodo considerato dal bilancio e fornendo solide basi di valutazione – insieme al “business plan” - per la pianificazione finanziaria dell’attività futura.
La tecnica di costruzione del “flusso finanziario” è impiegata – sovente – anche per la pianificazione di un singolo progetto di rilevante importanza e impegno per l’impresa.
Breve nota: con dinamica finanziaria si definisce la capacità dell’impresa di produrre flussi finanziari -disponibilità liquide- da impiegare nello svolgimento della propria attività.
Inoltre, il rendiconto finanziario - “misurando” l’affidabilità finanziaria dell’impresa - diviene immediato strumento di “consapevolezza” per l’imprenditore nonché – insieme ad altri – ulteriore elemento di conoscibilità della stessa impresa per i suoi interlocutori (clienti, fornitori, istituti di credito e finanziari, “partner” di filiera, enti pubblici, etc.)
Se tale documento è divenuto obbligatorio (con legge del 2015, entratain vigore dal 2016) per le imprese di medie o grandi dimensioni, tenute alla redazione del bilancio d’esercizio in forma ampia, diventa strumento di gestione e controllo anche per le imprese di ridotte dimensioni.
Come già scritto, Il bilancio così come formulato secondo i prescritti criteri di “competenza economica”, rileva gli atti economici posti in essere, prescindendo dalla circostanza se si siano avverati anche i relativi movimenti finanziari, e fornisce soltanto l’ammontare delle disponibilità finanziarie all’inizio e alla fine del periodo considerato: la differenza tra i due valori evidenzierà se esse sono aumentate o diminuite, ma non i motivi gestionali che ne sono la causa.
In buona sintesi, il rendiconto finanziario ha come fine quello di informare sulle modalità di reperimento (fonte) e di utilizzo (impiego) delle risorse finanziarie disponibili, e permette di rilevare se l’attività tipica dell’impresa, anziché produrre assorba risorse finanziarie, cioè che i costi sostenuti per lo svolgimento dell’attività – misurati nella quantità e nella qualificazione delle conseguenti uscite finanziarie – superino le entrate finanziarie prodotte dai ricavi (misurati per competenza economica): è chiaro che in questa ipotesi la situazione finanziaria dell’impresa diventa critica.
Non è raro il caso in cui, pur a fronte di un risultato economico positivo, l’imprenditore si trovi in situazione finanziaria negativa: vuoi per eventuali investimenti non ben programmati ed eccedenti le capacità di “assorbimento” dell’impresa, o per eccesso di dilazioni di pagamento concesse a clienti rispetto a quelle ricevute dai propri fornitori, o altri motivi che hanno comunque creato squilibrio tra i flussi finanziari di entrata e di uscita.
Da qui la necessità che ogni organizzazione economica (impresa o ente “no profit”) si avvalga costantemente, per le proprie scelte operative, anche di metodologie di pianificazione e gestione finanziaria che siano – peraltro- le più opportune per la propria struttura.
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Nel restare, come sempre, disponibili ad approfondimenti relativi a particolari casi proposti al nostro Studio, ci ripromettiamo di continuare ad un prossimo appuntamento.