Abbiamo fin qui proposto primi cenni di avvicinamento alle due fondamentali categorie di strumenti da utilizzare per una sana ed efficace gestione d’azienda: il bilancio, con le correlate analisi delle sue componenti di valore, e l’esame per flussi dei valori aziendali.
Il bilancio d’esercizio “consuntivo”, è un documento di carattere tendenzialmente statico, in quanto una sua componente - lo “Stato Patrimoniale” - dà l’immagine del patrimonio dell’impresa fissata ad un preciso momento (normalmente con la fine di un periodo di 12 mesi, e generalmente coincidente con la fine dell’anno solare), mentre il “Conto Economico” dà la sintesi del risultato economico (somma algebrica tra ricavi e costi) conseguito nel periodo temporale oggetto di osservazione.
L’esame per flussi rileva l’andamento delle componenti patrimoniali (principalmente nell’espressione finanziaria) nel loro “scorrere” lungo l’attività di gestione di un determinato periodo di tempo.
Necessaria per l’analisi per indici è la riclassificazione del bilancio: tale operazione consiste in una procedura di rielaborazione espositiva dei dati di bilancio, finalizzata ad una più agevole lettura di quei singoli atti di gestione che non godono di immediata visibilità nella struttura di bilancio civilistico.
Mediante tale rielaborazione vengono ricavati degli indicatori (indici) i quali – se posti in correlazione fra di loro – mettono in grado l’imprenditore (e i suoi interlocutori) di “leggere” lo stato di salute dell’impresa.
Iniziamo a “esplorare” i più comuni indicatori.
REDDITIVITA’ AZIENDALE: consideriamo che l’imprenditore abbia già avviato da tempo l’attività, magari con la preventiva formulazione di un auspicabile “Progetto di impresa” e un conseguente “Business Plan”: dovrà verificare se le previsioni fatte trovino conforto nei risultati di gestione, e più specificatamente, se il risultato economico positivo (UTILE – REDDITO) sia stato conseguito e in misura tale che possa soddisfare le proprie aspettative e quelle dei terzi che, a vario titolo, hanno riposto fiducia nell’attività (es. finanziatori esterni).
Una breve nota sulla nozione tecnica di REDDITO e delle sue parti ideali.
L’utile di impresa (c.d. anche Reddito) è essenzialmente costituito da tre componenti.
Reddito Operativo: è un valore economico intermedio (detto anche utile operativo, margine operativo o risultato operativo) relativo alla sola gestione caratteristica di un’impresa e non tiene conto di altri fattori reddituali di carattere finanziario, non caratteristico, straordinario o fiscale. Si ottiene dalla somma algebrica tra il Valore della Produzione e il suo costo diretto.
Tale valore, modificato dai valori provenienti della gestione finanziaria e da quella non tipica, nonché dagli effetti delle operazioni straordinarie, rappresenta il “risultato prima delle imposte”:
se esso è positivo, si quantifica e detrae l’eventuale onere tributario diretto dovuto, pervenendo così ad un valore finale che costituirà il REDDITO o la PERDITA di Esercizio.
Ottenuto il risultato di gestione, ancorché esso sia positivo, sarà interesse dell’imprenditore e dei finanziatori valutare se il capitale investito (quello proprio da parte dell’imprenditore e quello fornito dai finanziatori) possa essere remunerato secondo le rispettive attese o meno: a tal fine si raffronteranno i valori delle diverse “fasi” di reddito con la parte di capitale (di rischio) investito dall’imprenditore e suoi eventuali soci ( per l’indice di redditività del capitale proprio) o con il valore complessivo dei capitali (di rischio e di finanziamenti- prestiti esterni) impiegati nell’esercizio di impresa ( per l’indice di redditività di tutti i capitali impiegati, propri dell’imprenditore e quelli ricevuti in prestito da parte di istituti di credito ed enti finanziatori).
Nel prossimo blog ci riserviamo di proporre alcune considerazioni sulla “lettura” dell’indice di redditività dell’impresa: a presto.